Premessa

Gli scenari economici e sociali di fine millennio stanno determinando nelle imprese di tutto il mondo una profonda revisione organizzativa e gestionale di cui è necessario prendere atto per poter adeguarsi e "sfruttarne" gli effetti, che si potrebbero rilevare di ampia portata.

Negli ultimi quarant'anni anche il sistema economico italiano è stato quindi caratterizzato da profondi processi di ristrutturazione nelle configurazioni organizzative aziendali, nelle strutture produttive, nei processi di lavorazione e nelle relazioni tra imprese.

Fino agli anni sessanta e settanta il mercato era in forte espansione e per le aziende il fattore strategico stava nella capacità di rispondere all'elevata domanda con quantità sufficienti.
Si è iniziato a dubitare della validità di tale sistema produttivo, organizzato secondo criteri prettamente rigidi e gerarchici, negli anni '80, cioè quando i mercati ormai erano saturi e i consumatori non si accontentavano più di prodotti "generici", ma pretendevano prodotti il più possibile aderenti alle loro esigenze, in una parola "personalizzati".

In quegli anni quindi si assistette al passaggio da aziende molto verticalizzate alla terziarizzazione spinta.
Le imprese snellivano infatti la loro struttura, avendo come modello di riferimento la lean production¹.
Ne conseguiva la necessità di imparare a gestire i rapporti con le nuove unità produttive, che si trovavano sempre più frequentemente all'esterno dell'azienda ( sub-fornitori²) e di dover perciò diffondere la cultura della qualità totale non solo all'interno ma anche all'esterno, verso cioè i sub-fornitori.
Questo nuovo modo di vedere il "sistema impresa", implicò un cambiamento nella suddivisione dei compiti, le imprese cominciarono infatti ad affidare determinate attività ad altre aziende, "sfruttando" a pieno la specializzazione ed esperienza di queste ultime e potendo concentrarsi così completamente sul "core business³".

Affidare determinate mansioni a imprese specializzate, significa una riduzione dei costi per l'azienda cedente, poiché aziende che sistematicamente svolgono quell'attività la svilupperanno sicuramente meglio di chi la fa occasionalmente.

Le aziende, ai giorni nostri, sono obbligate a creare un prodotto dotato di buona qualità e ad offrirlo ad un buon prezzo poiché la concorrenza si è ormai rafforzata in tutti i settori.
Nell'ultimo decennio infatti sono cadute barriere una volta considerate insormontabili, permettendo così alle imprese dei paesi emergenti dell'estremo oriente ( Corea, Cina, Maleysia ), dell'Est Europa e Sud America di porsi come validi concorrenti delle imprese italiane.

In tale contesto altamente concorrenziale le imprese sono, quindi, chiamate ad affrontare cambiamenti radicali e improvvisi in un clima dominato da profonda incertezza.
La capacità di ridisegnare i processi produttivi e l'architettura organizzativa e l'abilità di rinnovare il proprio patrimonio di conoscenze diventano gli elementi fondamentali per conseguire un vantaggio competitivo sostenibile.

A tal fine, uno strumento di ultima generazione, che già molte aziende utilizzano, è la fornitura integrata4, che permette loro di trasferire all'esterno l'attività di approvvigionamento di quei beni di non particolare criticità o per cui le imprese non dispongono delle necessarie competenze tecniche.
Ne deriva quindi un nuovo approccio strategico, con cui le imprese affrontano gli acquisti.
La concentrazione degli investimenti e degli sforzi organizzativi sulle attività che l'impresa svolge meglio dei concorrenti, consente infatti, di garantire rendimenti maggiori dall'impiego delle proprie risorse.

Rafforzando le proprie competenze distintive l'impresa eleva barriere per proteggere il vantaggio competitivo da rischi di erosione da parte degli attuali o nuovi concorrenti.
Dall'altro lato trasferire attività a fornitori specializzati significa beneficiare degli investimenti, delle capacità innovative, delle abilità particolari di altre imprese, senza dover affrontare i costi necessari per adeguarsi alla concorrenza.




 


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